domenica 24 gennaio 2010

Lettera Soci SIGA

Pisa, 7 Gennaio 2010


Al Presidente, al Consiglio Direttivo, ai Soci
della Società Italiana di Genetica Agraria

Oggetto: Considerazioni sulla ricerca pubblica nazionale e ruolo della SIGA

Cari colleghi e amici, con questa mio intervento desidero stimolare qualche riflessione circa la situazione drammatica in cui versa la ricerca pubblica nazionale e verificare se la nostra Società ha la volontà di farsi promotrice, anche attraverso le Società alle quale aderisce e attraverso i diversi ruoli istituzionali che molti dei suoi soci rivestono, per un’azione energica di pressione sugli organi politici e istituzionali affinché si esca da una situazione che è indegna di un Paese civile e moderno. Che la ricerca non sia di interesse purtroppo è sotto gli occhi di tutti noi, tuttavia non è rimanendo passivi che possiamo pensare che le cose si riaggiustino da sole. Per come la vedo io, accanto ad una decisa e forte azione di protesta contro questa situazione, è necessario che si facciano delle proposte e che ci si assuma le nostre responsabilità.

Protesta
Gli argomenti di protesta non mancano certo, in una momento in cui non si vede nessuna strategia per la ricerca, in cui non sono mantenuti nemmeno gli impegni già sottoscritti con la comunità scientifica nazionale, in cui non si prevede nessun futuro per i tanti giovani di talento, che tra l’altro sono stati allevati e preparati in gruppi di ricerca nazionali principalmente con finanziamenti pubblici. In tutto l’anno 2009 il ministero che fino a prova contraria si chiama Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, non ha bandito un solo bando pubblico di ricerca, e non ha neppure espletato i bandi del 2008. Basti ricordare che i progetti PRIN 2008, definiti appunto Programmi di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale, non hanno rispettato neppure le scadenze che il ministero stesso si era fissate e che per decreto ha modificato successivamente. Mi perdoneranno i Soci che non afferiscono né all’Università né al CNR, ma vale la pena soffermarsi sul caso dei PRIN, perché è esemplificativo. Alla loro uscita nel 1996 furono giustamente salutati come una grande rivoluzione. Finalmente era istituito un sistema di peer reviewing competitivo, sostanzialmente anonimo, con criteri di valutazione pre-determinati e palesi, e soprattutto con cadenze precise sia nella data di uscita sia nella data di risposta. Perfettibile certo, ma gli aspetti innovativi erano decisamente prevalenti. La distruzione e il dissolvimento di questo sistema è sotto gli occhi di tutti. Riduzione drastica dei fondi ad essi attribuiti, perdita dell’anonimato, peggioramento della qualità dei revisori e delle valutazioni, assenza totale di valutazione ex post, perdita della cadenza temporale dei bandi e dell’erogazione dei fondi. Ritengo che sia giunto il momento di denunciare questa situazione e di chiedere anche qualche testa, in primis quella del Direttore Generale Dott. Antonio Agostini e poi quella dei membri della Commissione di Garanzia.

Responsabilità
Sarebbe ipocrita tuttavia non ammettere che noi Comunità scientifica nazionale abbiamo contribuito pesantemente all’affossamento di queste chiamate pubbliche, per un insieme di miopia, di un superato senso di difesa di territori di ricerca considerati di pertinenza, di corporativismo e anche di basso livello professionale. Bisognerebbe avere il coraggio di chiederci se la tanto proclamata adesione a valori di qualità e di corretta competizione scientifica sia effettivamente sentita oppure sia solo di facciata. Spesso alla competizione scientifica preferiamo, non mi chiamo fuori, la costituzione di “cordate”scientificamente più o meno solide, ma very politically correct, che coprano tutte le basi possibili, proprio per evitare il giudizio comparativo. A parziale giustificazione consideriamo questi atteggiamenti come atteggiamenti di difesa, dettati dalla necessità di sopravvivere. È senz’altro vero, ma se non vogliamo rinunciare all’idea che si possa fare una ricerca moderna e propositiva nel nostro Paese bisogna rompere questo cerchio perverso nel quale spesso facciamo la figura dei poveri accattoni. Ad es, se si presenta un progetto di ricerca meditato e a nostro giudizio ben pensato, per lo svolgimento del quale si ritiene in coscienza che la richiesta giusta sia 100, si eviti di chiedere 200 anticipando le decurtazioni, ma non si accetti neppure un finanziamento di 50, se il progetto presentato costa 100.

Giovani
Poco prima delle festività natalizie ho avuto l’occasione di fare quattro chiacchiere con Pino Macino. Quelli che lo conoscono apprezzano il suo acume scientifico, la chiarezza, la caparbietà e l’esuberanza e la sua carica umana. Sono rimasto molto colpito dall’estremo pessimismo che mi ha manifestato sullo stato della ricerca italiana, data per quasi morta. Conseguenza di questa sua visione è la decisione di mandare all’estero tutti i suoi allievi giovani più capaci. Spero per il nostro Paese che ci sia la possibilità di recupero, ma anche per il problema giovani occorre spazzare via l’ipocrisia. I giovani, principalmente precari, fanno andare avanti i nostri laboratori. Occorre che noi facciamo uno sforzo concreto per mettere in condizioni i più meritevoli di volare, se ci riescono, con le loro ali. E i più meritevoli non sono a priori quelli che frequentano il nostro laboratorio. La possibilità di volare è legata indissolubilmente alla disponibilità di fondi di ricerca da gestire in prima persona, senza pagare dazi di sorta né al gruppo di origine né all’eventuale nuovo gruppo ospitante. Occorre quindi immaginare. proporre e sostenere con forza nelle sedi di competenza scenari che diano delle chances ai più meritevoli. Il programma FIRB giovani del MIUR ha prospettato alcune soluzioni che meritano di essere considerate e rafforzate.

Proposte
Vorrei che la nostra Società discutesse e si schierasse sull’ipotesi, più volte ventilata, della costituzione di una agenzia nazionale per la ricerca, secondo il modello per esempio dell’Agence Nationale de la Recherche (ANR) francese, che gestisca una fetta consistente dei fondi da destinare alla ricerca. Per come la vedo io in questa nuova agenzia dovrebbero confluire i finanziamenti ora destinati ai diversi ministeri che hanno istituti di ricerca e che finanziano a vario titolo la ricerca pubblica, come MIUR, Mipaf, Sanità, Industria, Esteri, Ambiente ecc. Una tale agenzia nazionale potrebbe lanciare e gestire facilmente sia progetti tematici, in questo modo tenendo in considerazione le priorità (ammesso che ce ne siano) che emergono dai diversi Ministeri, sia progetti di ricerca del tipo PRIN, sia destinare una quota di finanziamenti ad uno sportello aperto, in grado in questo modo di percepire in tempo reale, istanze di ricerca provenienti dalla comunità scientifica.
Naturalmente tutti questi finanziamenti, nelle diverse forme, dovrebbero essere aperti alla partecipazione di tutti i gruppi di ricerca, indipendentemente dall’affiliazione (Università, CNR, ENEA, CRA ecc.) e dovrebbero essere gestiti secondo i criteri competitivi e valutati da panel scientifici ad hoc. I bandi dovrebbero essere annuali, con scadenze fisse e certe, e con una efficace valutazione ex post, in modo da saper premiare ma anche punire.
Un mio ipotetico PRIN secondo questa visione potrebbe essere un progetto triennale, nel quale la valutazione avvenga in due fasi distinte, la fase anonima, che valuta il progetto, e la fase di valutazione dei proponenti, che preveda dei correttivi per controbilanciare giovani proponenti con un cv necessariamente più debole di ricercatori in carriera da anni. Progetti che ammettano come group leader anche giovani non strutturati (ad es. secondo i criteri inseriti nel Firb giovani), che consentano ad un ricercatore di proporre un progetto di ricerca anche in anni successivi, indipendentemente dal fatto che abbia già un suo progetto finanziato, purché su tematiche diverse.
Infine il sistema peer reviewing sta in piedi se la valutazione è fatta effettivamente da pari Di conseguenza il panel dei referees non dovrebbe comprendere referees con un cv scientifico troppo inferiore a quello dei proponenti, ad es. non inferiore a 2/3 del cv del responsabile di gruppo di ricerca con il curriculum più basso inserito nel progetto proposto.

Ruolo SIGA
La vivacità, variegazione, la presenza di una forte componente giovane, e la dimensione rendono la nostra Società appropriata per avviare un dibattito sullo stato della ricerca e sul suo futuro e, in funzione del dibattito, definire eventuali ambiti di intervento. Il nuovo sito della società potrebbe prestarsi per l’apertura di un forum elettronico nel quale scambiarsi le visioni e le proposte per 1-2 settimane. Se, come spero, il dibattito sarà acceso e partecipato, sarà poi compito della dirigenza della Società coglierne le indicazioni.
Se i soci lo desiderano possono utilizzare e diffondere questa mia lettera, naturalmente nello spirito con cui è stata scritta.

Con l’occasione porgo i miei più cordiali saluti

Mario Enrico